domenica 5 maggio 2019

Sono passati troppi mesi perchè la gente possa credere che mi manchi ogni secondo, ogni istante.
Fa male scrivere l'indirizzo di casa.
Fa male pensare a te. Sale il magone fino in gola e pian piano arriva agli occhi e le lacrime escono senza volerlo.
La disperazione è senza fine. Mi manchi da morire.
Sorrido, vado avanti, ma a volte il mondo rallenta, ritorna nella bolla, il magone sale e tu mi manchi più che mai.
Pian piano ci si dimentica di aver avuto qualcuno a cui poter dire tutto. Qualcuno con cui potevi condividere ogni cosa. Pian piano ci si abitua a non dire a nessuno che hai male alla pancia o al dito o semplicemente a parlare di quello che hai fatto durante la giornata.
Pian piano ci si abitua, ma quando salgono i ricordi il dolore è forte. Insostenibile. Ogni volta una parte di me muore.
Ogni secondo che non ci sei è una sofferenza

lunedì 30 aprile 2018

Il primo compleanno senza te.
Il primo compleanno senza un sorriso.
A parte quelli di Leo.
Il primo compleanno con degli auguri falsi e dei regali poco sentiti unici ricevuti.
Il primo compleanno senza torta.
Il primo compleanno senza candeline.
Il primo compleanno senza un abbraccio.
L'ennesima delusione da chi ti dice che ti ama.
Il primo compleanno senza una foto.
Il primo compleanno senza te.
Il primo compleanno infelice.
Il primo compleanno senza papà vicino perché in ospedale e troppo preso dal suo dolore.
Il primo compleanno che non è più mio ma di mio figlio.
Il primo compleanno in cui non penso a me ma a lui e cerco di dargli tutto l'amore di cui sono capace al. momento che so che è poco ma per me lui, questo amore è il tutto.
Il primo compleanno che una volta addormentato il bimbo si conclude piangendo a dirotto. Seduta dove ti ho visto l'ultima volta. E se potessi ci dormirei anche. Sperando di stare con te almeno nei sogni per una notte. Buonanotte amore mio. Mi manchi.

domenica 22 aprile 2018

Mi manchi da morire mamma.
Mi manchi.
Mi manchi.
Non riesco a credere a quello che è successo. Mi esplode il cuore. Mi manchi da morire. Mi manca il fatto che Leo non ti conoscerà. Odio il fatto che tutto quello che avevo in mente non si avvererà. Oggi leggevo la scritta "nonna la cuoca migliore" . Tu lo eri. Eri la cuoca migliore. Leo non ti conoscerà mai. Oh mamma non te lo meritavi. Non te. Non è giusto. Non è giusto. Non è giusto. Non è giusto. Mi brucia il cuore e mi brucia l'anima. È dura vivere senza te.

venerdì 16 marzo 2018

La casa a Varedo

Ciao mamma,
sto per vendere la casa a Varedo. 
Quando l'avevo vista mi ero innamorata. Certo non era a Cassano, ma non si può avere tutto dalla vita, no?
Era la mia prima casa e mi bastava. Su due piani ma grande e con spazio esterno. 
Un po' disasatrata ma con potenziale. 
Ti ricordi l'emozione di quando siamo andati insieme a prendere le chiavi a Monza? Una emozione unica. Al solito eravamo insieme, io te e papà.
Poi l'ho arredata e dipinta, l'entusiasmo di andare insieme a Le Roy merlin a prendere gli accessori. Le vernici, il parquet. Papà che ha costruito la porta della botola, io che ho dipinto tutto. Quanti sforzi e anche quanta rabbia di non poterla arredare con dei mobili veri perché Ale non la sopportava...E così per amor di pace l'abbiamo cambiata...ma ieri entrando dentro mi sono venuti in mente i 100000 ricordi di tu in quella casa di quando mi aiutavi durante la mia gravidanza o di quando avevo bisogno e tu correvi o di quando suonavi ti vedevo alla finestra e gioivo. Mi manchi da morire. Mi manchi mamma. .. Mi ricordo quella volta che abbiamo tolto la veranda e io mi sono messa a piangere e tu sei corsa, con papà e zio Tebaldo siamo corsi a Le Roy merlín, abbiamo comprato la carta e tappezzato le nuove porte finestre. Inoltre mi hai aiutato a mettere le tende e voilà... In un battibaleno hai risolto ogni mio problema. Mi ricordo quando avevo le nausee e tu mi portavi i vasetti di ragù o di pesto che mi avevi preparato. Mi ricordo la tua fatica nel salire le scale, o quando sei caduta dagli ultimi gradini, ma mai la tua fatica era uguale a quella della casa a Bovisio.   Mamma mi manchi..  da morire. Non so come faccio senza di te. Ogni cosa è un ricordo. Ho portato a Bovisio tutte le scope, il secchio, gli stracci che avevamo comprato per Varedo. Ti ricordi, poi quando ci siamo trovati ad Agrate e mi hai aiutato a scegliere le mattonelle del bagno? (beh in realtà non ti pronunciavi ma la tua sola presenza mi aiutava). Ieri ho voluto portare a casa le tende. Mi avevi aiutato tu a sceglierla e l'altra era di casa...Come potevo lasciarle lì? Ho portato anche il secchiello a forma di panda che non ti piaceva tanto ma l'avevo comprato al mare e tu me lo avevi conservato. La mia prima casa...tu e papà siete venuti al bricoman ad aiutarmi a scegliere i pavimenti, le piastrelle per il muretto fuori, papà è andato dal marmista, abbiamo comprato il parquet, le vernici..  mi hai visto costruirla entusiasta e affrontare la mia gravidanza su una sedia scomoda che mi avevi comprato perché dato che lì era "tutto provvisorio" non l'avevamo neanche comprata. Dato che mi lamentavo del divano mi hai portato le sdraio che avevamo a Cassano...hahaha prima lui diceva che non gli piaceva ma poi faceva a gara per sedersi...ed è su quella sdraio che sono iniziate le contrazioni. Mi spiace che non ti ho chiamata ma Ale diceva di non spaventarti....chissà forse ci sei rimasta male...ma quando stavo per perdere Leo...beh ho subito chiamato a te. Ero nel bagno a Varedo e ho visto le macchie e ho subito pensato di averlo perso...tu mi hai raggiunto al San Raffaele.... O quando abbiamo ascoltato il suo battito la prima volta e tu eri lì? O quando credevamo che avesse qualche malformazione e tu mi hai accompagnata al San Raffaele o ancora quando non cresceva e c'eri sempre tu al mio fianco. Sempre con me. Sempre vicino. Ogni spavento, ogni paura l'affrontavo con te. Vendere Varedo mi allontana ancora un po' da te e da quei momenti felici e tristi ma sempre con te al fianco. Ti amo mamma, sempre e per sempre. Fino all'infinito e ritorno. In questa dimensione e nelle altre. Vorrei solo sapere se anche tu continui ad amarmi o solo io lo faccio... dentro al cuore mio per sempre. 

venerdì 16 febbraio 2018

Foglianise


FOGLIANISE

La tua storia inizia a Foglianise, un paesino nella provincia di Benevento nel sud d'Italia. Un posto tutto sommato carino. Un paese agricolo, che si affaccia su una montagna...quella di San Michele. Una montagna verde e grigia con in cima un eremo. Guardando la montagna mi dicevi sempre che l'eremita viveva lì. Si racconta che una grossa roccia stava per cadere dalla montagna e distruggere il paese ma San Michele bloccò la pietra e le impedì così di rovinare la vita di centinaia di persone. In un paio di occasioni sono salita a piedi, quando ero piccola, insieme ai miei cugini e in questa occasione Zio Carmelo mi ha fatto vedere la roccia.
Foglianise è un paese dove si coltivava per lo più il grano e così, ad Agosto, durante il periodo di San Rocco si fa una festa gigantesca che dura una settimana.  Il giorno di San Rocco sfilano dei carri fatti con il grano. Ogni anno rappresentano cose diverse, ma sono meravigliosi. Ci sono cattedrali, politici e persone famose, tutti fatti con il grano.
La sera nella piazzetta del paese si esibiscono personaggi famosi.
Io solo un paio di volte ho partecipato a questa festa ma è davvero bella.
Dalla casa dei nonni si sentiva la musica e a volte con nonna Angela ci sedavamo fuori al balcone e guardavamo le stelle. Attorniati da un cielo immenso e dalle montagne del Sannio.
Il Sannio visto da Benevento sembra una donna bellissima addormentata, "la durmiente" la chiamano.
Dal balcone di nonna si vedeva il terreno di nonno Nicola, il cimitero, la piazza e Vitulano e i paesi vicini.
Tu che sicuramente leggerai (Leo e spero anche un tuo fratello o sorella) forse non sai come è bello vedere il panorama di un paesino del sud la notte con le luci che si accendono.  Le macchine passano e tu le puoi vedere, contare. Si vedono tutte le luci accese.  Tutto sembra sereno e in pace. Da qualche parte si sentono i grilli, il vento e magari qualche musica.
Lei, la protagonista della storia mia è cresciuta in una casa enorme di 3 piani. La casa affacciava su una via principale di Foglianise "via Silvio Pedicini" che poi in paese era nota per essere per l'appunto la via dei Tommaselli.
La casa di cui ti parlo era proprio quella affianco al mulino Tommaselli di proprietà di uno zio (ora una pasticceria) e di fronte c’era un fotografo.
Al piano strada la casa aveva due entrate, nella principale la nonna l’aveva arredato con delle sedie di paglia (credo....) e un tavolino in vimini. Alle pareti c’erano tanti quadri di santi. Dopo una porta bianca si accedeva ad un corridoio anche questo con quadri di santi. Sulla sinistra vi era dapprima lo sgabuzzino che conteneva frutta e verdura,  la cosa interessante dello sgabuzzino era che c'era una botola che conduceva al piano di sotto che ai tempi in cui ero piccola era un luogo di ritrovo che descriverò...ma, ai tempi della mia mamma bambina era una cisterna. Subito dopo lo sgabuzzino c'era un salone con divano, poltrone e le persiane bianche. Alle pareti del salone erano appese le foto dei matrimoni di tutti i figli e in un mobile laterale c'era una foto che ritraeva tutta la famiglia quando erano tutti piccoli e giovani. Subito dopo questa stanza c'era la cucina. All'entrata c'erano, sulla destra il televisore, l'orologio in cima e di fronte una grande portafinestra che dava su una scala in ferro, seguivano dei mobiletti e una cucina a gas. Nei pensili in alto nonna teneva il pane, alcuni bicchieri e piatti, le cose della colazione e di lato, appoggiata al muro di destra (in alto sulla cucina a gas) dei barattoli con delle spezie (però bisognava stare attenti perché nel barattolo del sale c'era lo zucchero e viceversa...questo perché  mio zio Carmelo si dilettava negli scherzi) subito dopo la cucina c'era un lavello con due vasche e a seguire una stufa che però veniva usata solo in inverno e quindi io non l'ho mai vista in azione, infine sulla parete di destra vi erano tanti pensili e poi un frigorifero, ovviamente nella stanza vi era anche un tavolo enorme.
Dopo la cucina vi era prima il bagno (poi dopo gli anni '80 spostato alla fine del corridoio)  e poi la stanza da letto dei nonni. Sul comò della stanza da letto c' erano diverse foto tra cui quella del fratellino di mia mamma morto piccolo a 4 anni. Scusa se non ti so dire molto di più su quella stanza se non che di fronte all'entrata c'era la finestra e il comò davanti all’entrata,, il letto al lato destro e l'armadio a quello sinistro.
Dopo la stanza da letto c'era il salone. Il salone era il posto in cui nonno andava a riposare il pomeriggio nonché il suo studio. Questo luogo era vietato quando ero piccola,  ma da grande un po' meno. Questo perché (lo scoprì a 20 anni)  lì nonno nascondeva i soldi dietro i quadri o in altri posti. A parte questo il salone era enorme e aveva due porte. Nella prima porta c'era un divano/letto dove nonno riposava, al centro del salone un tavolo enorme dove mangiavano tutti i figli quando si trovavano assieme, sul lato destro della stanza un'enorme Credenza con tanti piatti e bicchieri buoni e nella parte sotto di questo mobile, la pasta.
Nonna si vantava che non rompeva tanti piatti e raccontava sempre di quelli che gli aveva rotto mamma. (Ma lo faceva con amore). A sinistra vi erano altre credenze dove si potevano trovare gli zuccherini, i biscotti e altri documenti. Tra quei documenti c’era un tubo in cui teneva le foto di me e Gianluca. Subito dopo la credenza vi era la scrivania di nonno Nicola ed infine un balcone enorme dove andavamo, tradizionalmente a scattare le foto o a guardare le stelle con nonna.
Nella seconda entrata della via principale, invece c'era una Credenza che nonna chiamava "l'abbasch" dove teneva le salsicce e due scale sotto quellapoi sotto la scala che portava al piano di sopra c'era la madonna (non sai che paura la sera attraversare il corridoio dei santi e passare davanti alla madonna dopo che la nonna ti raccontava di Padre Pio che aa morto si materializzava davanti alle persone) invece sulla scala che conduceva di sotto c'erano tanti libri, diari e quaderni (tra cui poi scoprì anche un diario segreto). Al piano superiore c'era la stanza da letto con un letto doppio e un lettino (dove dormivo con i miei) sulla destra, mentre sulla sinistra lo studio di zio Carmelo dipinto di azzurro e pieno di suoi libri. Le stanze avevano un balcone comunicante che dava sulla via principale ma lo studio di Zio Carmelo aveva anche una finestra dove lui buttava dentro libri che non servivano e fumetti. Dopo la sua stanza c'era il bagno e subito dopo la stanza di Zio Carmelo. Quando abitava lì, dai nonni, era un'opera d'arte di disordine che mia mamma sistemava sempre Ogni volta che era lì. Quando lo zio si è sposato è diventata la stanza dove “dormivo” ovvero io (come lui in precedenza) passavamo notti in bianco a cacciare con la ciabatta piccole zanzare o altri esserini succhiasangue...lasciavamo così sul soffitto i segni delle nostre vittorie. La stanza subito dopo non la frequentavo molto...era la stanza dei nonni di mia mamma ma la porta si apriva da sola!!! Infine c'era il solaio. Lì era non finito, ovvero non c'erano persiane e i muri erano grezzi come il pavimento quindi la mamma… ci andava solo a stendere il bucato. C'era anche una botola che saliva al piano si sopra...ai tempi in cui c'era il mulino si sentivano i topi che saltavano. Poi no. Però io non ci sono mai stata (e nemmeno ci tenevo: -p).
Al piano di sotto (l'ex cisterna) nonna teneva appesi i salami e c'era la dispensa e l'affettatrice che gli aveva regalato mia mamma.  mentre qualche gradino più sotto c'era il forno a legna, un tavolo enorme, uno sgabuzzino con porta scorrevole in plastica che aveva all'interno un gabinetto e un lavandino e infine c'era la televisione. In questo posto trascorrevo molto tempo. Ricordo anche una serata bellissima dove mia mamma e zio Carmelo hanno preparato una pizza al forno al legno fantastica. Questo piano era proprio sotto la cucina. Uscendo fuori sulla destra c'era il garage di nonno dove teneva i trattori e i pulcini neonati (Il garage dove c’erano le macchine e il congelatore era dall'altro lato di via Silvio Pedicini, accanto al fotografo) Poi subito dopo l’officina del nonno c'era un cortile e il forno in cui a settembre preparavamo sempre la salsa, i sul lato destro un muretto con della terra in cui era piantato la vasinicola (il basilico) e subito dopo c’era il terreno del nonno in cui c'erano anche due strutture, una sul lato destro che conteneva i conigli e l'altra le galline e poi un'enorme enorme vigneto.
...
Per proteggere questa enorme casa nonno la sera appoggiava due sedie contro le porte che davano verso l'esterno e sopra le sedie metteva un coperchio. Se il coperchio cadeva voleva dire che qualcuno tentava di entrare e nonno l'avrebbe accolto con il fucile.
...



la fine della tua e della mia vita

Il 25 Gennaio 2018 sono andata al lavoro a scuola. Ho preparato tanti esercizi di geometria sul quaderno di Amina e poi sono tornata a casa. Alessio era rimasto con il mio bambino. Ho saputo del treno uscito dai binari a Pioltello e con Alessio ho discusso del fatto che "uno usciva di casa la mattina per andare al lavoro e poi non tornava più". Il pomeriggio io e Leo abbiamo giocato molto. Mi ero accorta che la sua piccola scopa che gli avevi comprato rimaneva in piedi da sola. Allora giocavo a spostargliela per la casa. Leo sorridente impazziva con il suo gridolini di gioia (che ora fa raramente) si divertiva a buttare giù la scopa. Come al solito non vedevo l'ora che arrivavi. Mi mancavi e volevo uscire con te. Non ti ho chiamato però...ci siamo scambiati dei messaggi. Alle 18 chiama Ale e mi chiede se eravate arrivati ho detto di no e ha detto che veniva lui a comprare le scarpe con me. Io ero d'accordo perché avevate fatto tante ore nel traffico e tu e papà mi sembravate stanchi e fuori faceva freddo. Così siete arrivati. Leo felicissimo come al solito e anche io. Ti ho detto del giochino, mi hai detto che avevi fatto le polpette, che avevi comprato le chiacchiere ad Alessio e che il giorno dopo mi avresti fatto il risotto. Poi è arrivato Ale e siamo usciti. Papà aveva portato su Leo e giocavate a bububsettete. Io sono uscita. Ho visto subito le scarpe che volevo ma ho girato un po' anche per vedere le borse. Poi ho preso le scarpe e siamo entrati nel carrefour perché ale voleva prendere il pane...io ero tranquilla. Sono andata agli omogeneizzati e volevo prenderli a Leo quando Ale mi raggiunge e mi dice che sei caduta dalle scale. 
corriamo in macchina.mi dice chiama ketty

la chiamo due volte
poi mi dice di chiamare il 118. Non riesco a comporre il numero poi lo compongo. gli dico che sei caduta.lo sanno. chiedo se sei cosciente. non mi dicono niente. arrivo a casa..  il 118 al telefono entro e ti vedo a terra. nera. urlo "mamma mamma" per la prima volta da quando sono madre non penso a dove sia Leo o ai suoi sentimenti. Lo sento piangere. disperato. ma rimango vicino a te. vedo Ketty che le dicono di fare il massaggio cardiaco....sto per farlo partire io ma lei mi scansa. allora ti faccio quello polmonare. lei dice che devo togliermi ma io continuo. a volte faccio pause. perchè sono disperata. non ci sei più ...non sei più con me. non ci sei. Arriva il pronto soccorso. sono bravi...ma penso "l'ho persa" e "mi rimane solo papà".   Chiedo aiuto per lui. E poi tu riprendi il battito con delle scosse. Ketty ha portato su Leo..  lo. sento piangere. So che vuole me. Ma io voglio te. mamma
mamma
mamma
mamma
mamma
mamma
mamma
mamma
andiamo in ospedale e per poco spero che ce la fai. ma dentro di me so...
e ora so che ho anche sbagliato diverse cose quella sera. oh mamma.